Il Canale e il q.re teresiano

Ci vuole un grande sforzo di fantasia per immaginare il canale fra il 1700 e il 1800. Merci di vario genere, scaricatori, facchini, bettole, prostitute, faccendieri e balordi, uomini d'affari e avventurieri. Insomma tutto quanto si poteva svolgere intorno ad un porto in grande ascesa da cui transitavano le merci in entrata e in uscita dall'impero che governava mezza Europa Tutta la città usufruiva dello stato di Porto Franco, senza tasse aggiunte, per elezione luogo di traffici e di faccende, dove con facilità ci si poteva arricchire ma anche sperperare patrimoni. In questo contesto le donne di pietra che si affacciano sul canale non possono che mettersi in osservazione dall'alto, sulle facciate dei palazzi in pose erette, rigide, formali. La società del denaro, del commercio senza scrupoli, dell'interesse materiale ha poco a che spartire con il mondo femminile. I palazzi diventano tutti uguali, non c'è spazio per la fantasia. Certo oggi questa omogeneità risulta essere un pregio perchè il centro di Trieste, per la verità assai esteso, si presenta con una coerenza architettonica invidiabile, con pochi stravolgimenti. Rimane una città asburgica nelle sue forme, così come era stata progettata. Tutto merito di Maria Teresa che ha dato il suo imprinting alla città di Trieste, imponendo criteri, modelli e stili

Queste erano le strade attorno al Porto Franco, con i magazzini stipati di merci.

Qui si lavora! Non c'è tempo per il sollazzo e il divertimento.

Anche le statue femminili si adeguano e diventano l'allegoria dell'operosità e simboli del potere